Carciofo di Paestum I.G.P.
Descrizione prodotto
Le doti salutari di questo prodotto sono ormai note a tutti.
È ricco di sali minerali (soprattutto di calcio, potassio, fosforo e ferro) ed è un coadiuvante nelle funzioni epatiche e renali; serve a combattere disturbi di circolazione e di digestione, infezioni intestinali; contribuisce alla smaltimento del colesterolo.
Il carciofo di Paestum è detto anche "Tondo di Paestum" per la caratteristica forma tondeggiante dei capolini, che presentano altri due importanti elementi di tipicità: la compattezza e l'assenza di spine nelle brattee. E' ascrivibile al gruppo dei carciofi di tipo "Romanesco", dal quale col tempo si è distinto, nella zona tipica di produzione, formando l'attuale biotipo detto appunto "Tondo di Paestum". Ogni pianta produce circa 5-6 capolini nel periodo compreso tra febbraio e maggio, tale caratteristica di precocità consente al carciofo di Paestum di essere presente sul mercato prima di ogni altro tipo di carciofo del tipo Romanesco. Sino a pochi anni fa la moltiplicazione del carciofo avveniva attraverso i cosiddetti carducci, ossia germogli ascellari prodotti alla base della pianta che vengono staccati poco prima dell'impianto. Tale tecnica comportava produzioni tardive e scarse nel primo anno di produzione. Questo inconveniente è stato risolto, attualmente, estirpando i germogli solo quando hanno assunto dimensioni tali da riuscire a dar vita a piantine che radicano bene e sono quindi in grado di fornire produzioni più abbondanti. È diventata, negli anni, la coltivazione più importante della Piana del Sele, soprattutto da quando ha dovuto gradualmente sostituire quella del pomodoro, caduta in crisi a causa di una patologia particolarmente grave, la "virosi".
Cenni storici
Il carciofo è una pianta originaria dei paesi del Mediterraneo orientale e dell'Africa settentrionale. Il nome latino, Cynara scolymus, fu scelto da Linneo in base a due caratteristiche peculiari: il riflesso cinereo delle foglie, da cui il nome del genere, e la spinosità di foglie e brattee, da cui quello della specie. Già dai documenti statistici del Regno di Napoli, nel XIX secolo è evidenziata la presenza di carciofi nella zona di Evoli, l'attuale Eboli e Capaccio. Le prime coltivazioni dovrebbero essere state impiantate, da agricoltori del Napoletano, proprio nelle zone adiacenti ai famosi Templi di Paestum. Una diffusione della coltura in senso economico si ebbe invece, solo verso la fine degli anni '20, in seguito alle opere di bonifica e di trasformazione agraria.
Area di produzione
In Campania la coltivazione è particolarmente diffusa nella Piana del Sele, in provincia di Salerno. Più precisamente nei comuni di Agropoli, Albanella, Altavilla Silentina, Battipaglia, Bellizzi, Campagna, Capaccio, Cicerale, Eboli, Giungano, Montecorvino Pugliano, Ogliastro Cilento,Pontecagnano Faiano, Serre.
La superficie attuale investita a carciofo, in questa area è di circa 2000 ettari. La produzione di "Carciofo di Paestum" è quindi pari a circa 200.000 quintali, dato che non si riescono ad ottenere più di 3-4 capolini per pianta con le caratteristiche di qualità previste dal disciplinare di produzione. E' comunque la produzione cinaricola più importante della Regione, rappresentandone quasi il 90%.
Registrazione
L' indicazione geografica protetta "Carciofo di Paestum (IGP)", è stata registrata con Reg. CE n. 465/04 della Commissione del 12.03.04., pubblicata sulla GUCE L 77 del 13.03.04.